Bugie, tradimenti e dietrofront: il M5s in 10 punti

Bugie, tradimenti e dietrofront: il M5s in 10 punti

Io sono del Sud, io sono di Napoli. Faccio parte di quella parte d’Italia cui la Lega diceva ‘Vesuvio lavali col fuoco’. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che si allea con la Lega Nord” – Luigi Di Maio, Porta a Porta, 19/01/2017.  

1)  Mai coi vecchi partiti, mai con la Lega

Ho deciso di esordire con la promessa più eclatante mai mantenuta, quella che vedeva il M5s autoelevarsi al di sopra dei “morti”, dei “vecchi”, della “casta”, della destra (di Berlusconi e della Lega in particolare): il M5s che piuttosto che allearsi con “loro”, avrebbe atteso i numeri per governare da solo. Ma tutti sappiamo com’è andata a finire.

2) Mai in tv

Ricordate quando bastava rilasciare un’intervista o una dichiarazione o farsi riprendere dalla telecamera di un tg o di un talk show per venire cacciati dall’Eden di Dio Beppe? Ora stanno in tv h24, pure da Floris, da Fazio e da Vespa. E, udite udite,  pure dalla D’Urso.

3) Fuori i partiti dalla Rai

Mamma Rai è un’azienda pubblica e deve essere spurgata dalla presenza dei partiti. Dicevano. Almeno fino a quando non stavano al Governo per metterci dentro Foa e Freccero, e far ritornare in prima serata, al costo di 30.000 euro (direttamente dal canone), il meglio del Grillo nazionale.

4) Uno vale uno

Era il principio cardine della natura stessa del MoViMento e della “democrazia diretta” cui aspirava. Ma è venuto meno molto presto, afflosciandosi come un castello di carte da gioco. Scrive il prof. Massimiliano Panarari: “Molti attivisti pentiti 5 Stelle se ne sono accorti presto e sta diventando sempre più chiaro anche a coloro che avevano pensato di trovare all’interno del M5s la possibilità di far valere quest’idea di una totale orizzontalizzazione. In pratica ‘uno NON vale uno’ perché, come nella Fattoria degli animali di Orwell, all’interno del M5s esiste un centro di potere, una gerarchia non dichiarata, una filiera di comando che prende le decisioni (ndr Casaleggio Associati)”.

5) No condoni

Al grido di “Onestà! Onestà!”, il MoViMento ha sempre condannato i condoni (fra cui ricordiamo quelli di Berlusconi del ‘94 e del 2003, sostenuti pure dalla Lega), perché premiano sempre i cittadini furbi a scapito di quelli che invece hanno rispettato la legge. Fino a quando non li approvi anche tu, nel 2018. Un “condonino” fiscale e uno edilizio per Ischia, infilato tra le pieghe del Decreto Genova. E addirittura espelli dal loro gruppo parlamentare i senatori De Falco e Nugnes, rei di aver votato contro (alla faccia del suddetto “uno vale uno”).

6) Competenze al Governo

Urlavano, letteralmente, il loro imbarazzo contro gli incompetenti e i raccomandati dei governi precedenti. Poi hanno sdoganato una serie infinita di Toninelli, Castelli, Banfi all’Unesco che dice no ai plurilaureati e sì ai sorrisi. Un numero tale di incapaci, ignoranti, bufalari e antivaccinisti che le Carfagne e gli Scilipoti non sono più un lontano ricordo.

7) Tap – Tav – F35 – Muos

I Cinque stelle si sono sempre detti contrari. Su alcuni di questi punti il tradimento si è già consumato, su altri se ne discute ancora e c’è in gioco la tenuta stessa del governo. Chi salveranno alla fine: il contratto col capitano o il patto con gli elettori? Solo un esempio: “Bloccare risorse per F35 e dirottarle per salvare vite in mare” (Di Battista 2013) – “Non possiamo rinunciare alla ‘enorme capacità aerea’ rappresentata dagli F35 e dalla loro tecnologia” (Tofalo 2018).

8) Salva banche

È stato il loro cavallo di battaglia contro il Governo Renzi e contro tutto il “Piddì delle banche, della finanza, dei poteri forti, della casta, delle lobby eccetera eccetera” che ha salvato Etruria e Mps coi “soldi dei cittadini”. Hanno raccattato consenso e voti cavalcando slogan e falsi miti. Poi è toccato alla Carige. Peccato che stavolta al Governo c’erano loro.

9) Chiusura ILVA

Oltre che con la Tap, il Movimento ha tradito la Puglia (e l’Italia intera) pure sul tema Ilva di Taranto. Dalla tanto millantata “chiusura” è passato alla “riconversione economica dell’area” che a sua volta si è trasformata in un copia incolla degli “accordi presi dai governi precedenti”.  

10) No all’immunità parlamentare

Uno scudo per la politica, una vergogna che sporca il Parlamento facendo degli onorevoli dei privilegiati di fronte alla legge“. Questo è quello che i grillini sostenevano fino a poco tempo fa, quando, ancora all’opposizione, si spacciavano per paladini della legalità e dell’onestà, per odiatori della casta e delle sue prerogative. Ma gli è bastato trovarsi dall’altra parte, seduti comodamente sulle poltrone di palazzo Chigi, per rinnegare anni di garantismo.  

 

Bugie, dietrofront, incoerenze, ripensamenti, raggiri, tradimenti. Era tutto facilmente prevedibile. È la fisiologica deriva del populismo.  

Di Francesco Giamblanco  

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